Il fotografo francese Jérémie Souteyrat, trasferitosi da
Parigi a Tokyo nel 2009, ha documentato alcune delle migliori case private
nella sua città d'adozione. Le fotografie fanno parte del progetto Tokyo No Le
(Tokyo Houses), da poco inserite in un libro per l'editore francese Le Lézard
Noir, con una prefazione rilasciata dall'architetto giapponese Kengo Kuma. La
serie fotografica è stata creata in quattro anni trascorsi dal fotografo a
documentare con immagini le case di Tokyo progettate da una serie di architetti
tra cui importanti firme come Atelier Bow Wow, ALX, Architecton o Atelier
Tekuto.
Il progetto di Jérémie Souteyrat risulta interessante per
pochi ma fondamentali aspetti, che cercherò di sintetizzare in due punti:
Tokyo, una città orizzontale.
Gli occidentali si soffermano sui grattacieli
di Shibuya e Shinjuku pensando che questi distretti commerciali siano il
simbolo dell’architettura contemporanea di Tokyo, ma, al contrario, la capitale
giapponese è una città orizzontale e non verticale. Portando un esempio
pratico, Tokyo ha una densità abitativa per unità inferiore rispetto a Parigi,
città da cui il fotografo proviene.
Anche se Tokyo è meno densa di una città come Parigi, la
capitale giapponese è più densa di altre città del paese. Il terreno per le
case è molto piccolo, e gli appezzamenti hanno una dimensione media pari a 70
metri quadrati. Le case risultano essere piccole e solitamente costruite su tre
piani. Ecco perché possono apparire come edifici alti nelle zone più dense
della città.
Solitamente, le case vengono distrutte ogni 25 anni e le
tasse di successione spingono le famiglie a vendere la metà della loro terra.
Per tale motivo i siti risultano essere così piccoli e i giardini privati in
gran parte scomparsi. Gli spazi privati sono spesso nascosti ed è comune
vedere abitazioni senza finestre nella facciata risvolta verso la strada. Lo
spazio davanti la casa è per la macchina, come fosse il proprio parcheggio
privato. Tutto questo, a parte le limitazioni per volume massimo e dimensione,
lascia molte opportunità agli architetti, che possono lavorare in creatività, poiché gli standard abitativi hanno meno limitazioni rispetto a quelli delle nostre
città occidentali. Tokyo non ha uno stile proprio e questa caratteristica la rende una
città varia, piena di sorprese e mai banale, che, al contrario di quanto si possa immaginare, è molto
organizzata. Creatività e organizzazione fanno di Tokyo una delle città più
affascinanti del mondo.
La fotografia come
documentazione.
La fotografia “architettonica” è
sempre utilizzata per immortalare gli edifici in modo statico e lineare. Si
utilizza una fotografia “pulita” per mettere in risalto esclusivamente
l’aspetto architettonico e si tralascia il vero scopo per cui questa è stata
creata: il suo utilizzo, la sua funzione. Jérémie Souteyrat abbandona
la classica fotografia pubblicitaria pensata per le riviste, ed affronta
una fotografia di documentazione, una fotografia che appunto documenta come la
casa è stata abitata e vissuta nel tempo. Mostrare la casa con le automobili,
con le tende, e perché no, anche con la sporcizia, ci fa sentire e vivere l’atmosfera dei quartieri residenziali di Tokyo. Il fotografo, per
mostrarci lo stile di vita giapponese, prende in considerazione la zona
metropolitana di Tokyo costruita dopo il 2000, e non a caso, ha scelto le
case nei pressi di scuole, alberi di ciliegio o fermate degli autobus. Luoghi
in cui sapeva di poter trovare buone opportunità di immortalare la vita
quotidiana.
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