La piccola chiesa di San Martino
si trova nella città di Fondi ( LT), luogo attraversato da storia e cultura,
imprigionate nei vicoli stretti, sul lastricato delle piazze, nelle chiese e
nelle colossali mura del castello, perfettamente integrato e immerso nel cuore
della città. Questa piccola chiesa a navata unica è stata oggetto di un
restauro conservativo molto interessante e architettonicamente molto gradevole
alla vista effettuato qualche anno fa.
Durante la mia visita, mi è stata
raccontata la lunga storia della chiesa: i lavori di restauro e di
consolidamento succedutisi nel tempo, gli ampliamenti, i danni. La chiesa
risale probabilmente al XIII
secolo, ma non si hanno informazioni sulla sua edificazione, solo è
menzionata per la prima volta in un documento del 1231. Nata sui resti di
una domus romana, al III secolo d.C. si
data la risistemazione dell'ambiente con l'inserimento di una vasca al centro
dello spazio. Contestualmente venne realizzato anche un sistema idraulico per
l'immissione e il deflusso delle acque. Infatti la chiesa appare
come costruita sopra una domus romana e si pensa che questo luogo sia nato nel
VIII secolo come “chiesa privata”.
Recenti restauri della
chiesa sono stati condotti ad opera della Soprintendenza per i beni
archeologici del Lazio e scavi preventivi hanno consentito di individuare
i resti di un peristilio di
una domus romana con pavimentazioni marmoree e musive risalenti al I
e II secolo d.C. Iniziati nel 2005, i lavori di recupero dell’edificio
furono sospesi nel 2006. Alla fine del 2011 la ripresa. Gli interventi hanno
permesso di mettere in sicurezza l’immobile, recuperare la pavimentazione
originaria, rifare l’impianto termico e realizzare un nuovo sistema elettrico.
La chiesa di San Martino è probabilmente la più antica della città.
La chiesa si mostra oggi piccolina, raccolta, ma
molto curata. Unica navata (su cui si affacciano piccole nicchie) che punta
verso l’altare, dietro cui fa bella mostra di se uno splendido mosaico di Marko
Ivan Rupnik ( artista sloveno, teologo e presbitero appartenente ai gesuiti),
unico fulcro di luce e colore. Tessere bianche, rosse e oro alla maniera
bizantina, formano l’immagine del santo. Le pareti sono di un unico
colore tenue che stacca dal soffitto in travi di legno e dal suggestivo
pavimento in vetro. La pavimentazione è costituta da lastre di vetro che
permettono al visitatore di vedere gli scavi e di “camminare” sulla storia.
Trovata architettonica molto accattivante e di grande impatto visivo.
Gentilmente ci è stato concesso di scendere a visitare gli scavi. Resti
marmorei, tessere musive, la vasca in tutta la sua grandezza e le tracce di un
peristilio con colonne e capitelli accennati. Il pavimento dell’atrio della
domus è bianco su fondo nero con un disegno geometrico a bande. È un piccolo gioiello
che merita una visita.
La fotografia è di FRANCESCO REFINI
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